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Il Cielo in Bianco e Nero

l’Apollo 11 come non l’avete visto mai!

Con: MARINO GIUSEPPE SANCHI
Musiche originali ed esecuzione dal vivo: RICCARDO DELLOCCHIO
Regia: FIAMMA NEGRI
Testo: 
FIAMMA NEGRI E GIUSI SALIS

1969, non è solo la cronaca ufficiale che racconta lo storico viaggio dell’Apollo 11. La storia cambia con gli sguardi, con i linguaggi, le culture, i desideri.

Andrea ha 10 anni e il cielo è la passione che lo accompagnerà per tutta la vita, l’emozione per l’avventura e lo stupore per il mistero gli rimarranno dentro: “Gli astronauti sono mica uomini come tutti gli altri, loro ce l’hanno nel sangue l’avventura e la scienza, loro non vedono l’ora di arrivare sulla luna e fare gli esperimenti che ci cambieranno la vita. L’ha detto la televisione, oggi si scrive la storia, allora anche io sto scrivendo un pezzetto di storia!!!”

Il suo racconto si intreccia con le parole degli astronauti e la cronaca dei reporter, con l’attesa che in tutto il mondo riunisce le famiglie intorno alla tv, ovviamente in bianco e nero: un evento che cambierà il corso della storia, segnando un punto a favore di uno dei due contendenti della guerra fredda.

Dopo il 16 luglio 1969, il mondo non sarà più lo stesso ma molti non se ne accorgeranno subito: pagheranno lo scotto di vivere in luoghi incontaminati, lontani anni luce dai grandi mezzi di comunicazione e dal mondo civilizzato.

Lo spettacolo alterna tenerezza e ironia, consapevolezza e ingenuo patriottismo.

Il cielo in bianco e nero è stato prodotto in collaborazione con l’Osservatorio di Arcetri dove ha debuttato in occasione della rassegna estiva dedicata ad arte e scienza.

Da cosa è nato questo spettacolo?

Lo spettacolo nasce da un ricordo vero: Marino Giuseppe Sanchi, che interpreta il monologo, ci ha chiesto di mettere “nero su bianco” le sue emozioni di bambino. Restare svegli tutta la notte, pensare che finalmente avrebbe visto gli “UFO”, percepire uno stupore condiviso anche con gli adulti. E poi le immagini della televisione accesa senza interruzioni, il fiato sospeso nell’attesa e nella curiosità.

Tanti bambini dopo quei giorni magici ebbero la certezza che da grandi avrebbero fatto gli astronauti. Ovviamente “astronauta” era una categoria ampia che comprendeva tutti i mestieri legati alla scienza e alla scoperta. E così, se prima si giocava a indiani e cow-boys dopo si giocava alla “conquista dello spazio”.Parlando con amici astrofisici abbiamo poi capito che avevamo visto giusto: quel momento ha davvero ispirato le scelte di tanti ragazzi e ragazze di quella generazione.

L’idea ci è piaciuta molto perché lavoriamo da tempo sul “racconto” e su una scrittura teatrale che mette al centro l’attore e la sua capacità di entrare fisicamente ed emotivamente nelle pieghe psicologiche dei personaggi.

Che cosa narra?

Abbiamo raccontato il viaggio dell’Apollo 11 attraverso le emozioni dei protagonisti e l’attesa del mondo per un evento fino ad allora solo immaginato.

Il memoriale di Michael Collins, per esempio, il racconto delle sue paure ci dice qualcosa che va oltre il coraggio e la scienza. Ci mette di fronte all’uomo e ai suoi desideri, i suoi sogni.

L’adulto di oggi non dimentica quei momenti che si legano indissolubilmente all’adolescenza in arrivo e al suo rapporto con le ragazze: il suo amore per lo spazio diventa un mezzo per mettere in comunicazione il mondo dei maschi e delle femmine che, fino a quel momento erano estranei.

Perché dedicare dello spazio a questo passaggio epocale?

La conquista della Luna, che di per sé ha un valore scientifico incommensurabile, è avvenuta in un momento storico che ha visto cambiamenti culturali  e politici che influenzano tuttora le nostre vite. Così come le influenza il progresso della scienza scaturito dall’esplorazione dello spazio.

Come ci siete arrivati?

Quando abbiamo cominciato a scrivere abbiamo trovato molti materiali sulla parte scientifica ma è stato più complicato indagare l’aspetto umano, ci siamo prese la libertà di “inventarlo”, almeno un po’, intrecciandolo con gli eventi reali, da Woodstock alla guerra fredda, da Jan Palach al Vietnam.

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IL CIELO IN BIANCO E NERO , Arcetri, Firenze, Luglio 2016